Quando Anna in fondo era ancora una
piccola ragazza proprio come tutte le altre, studentessa non troppo brillante
dell’istituto commerciale della sua città, durante gli anni in cui quasi ogni
giorno passava un sacco di tempo davanti allo specchio per pettinare i suoi
capelli anche se erano già abbastanza belli e curati, qualcuno le aveva già
detto in privato che era piuttosto carina, anche se a lei quando tornava a casa
per specchiarsi di nuovo, non risultava scoprirsi esattamente così, limitandosi
comunque timidamente a sorridere a tutti quanti nello stesso momento in cui
riusciva soltanto a schernirsi magari di fronte ai suoi compagni di classe che
le stavano maggiormente vicino. Spesso si divertiva addirittura, non
prendendolo nemmeno sul serio, quando qualcuno le diceva di volerla conoscere
meglio, e il suo momento migliore in ogni caso era dato semplicemente da quegli
attimi in cui ragazze e ragazzi le si mettevano intorno, come a farne il polo
d’attrazione di quei suoi amici più stretti.
Le piaceva essere al centro in
quelle occasioni, magari senza troppo esagerare, anche se in genere provava un
certo disagio quando qualcuno la guardava in quel certo modo, perché lei nel
profondo si sentiva ancora infantile, sempre pronta magari a giocare e a farsi
qualche timida risata, ma senza mai fare niente che fosse preso dagli altri troppo
sul serio. Era il sorriso la sua vera arma, quella maniera particolare di
sentirsi ottimista, e di trovare che tutto fosse quasi sempre plausibile, visto
che nella realtà, almeno secondo il suo semplice parere, non si sarebbe davvero
mai potuto manifestare qualcosa di brutto.
A quindici anni il primo bacio le
era stato dato di fretta, sul retro del bar in quel momento deserto vicino alla
scuola, e comunque aveva acceso in lei un gran desiderio, come qualcosa di cui
non siamo per bene riusciti a provarne tutto il piacere presunto, lasciandole
in questo modo dentro se stessa una notevole curiosità, regolarmente delusa
durante una seconda prova effettuata qualche mese più tardi con un altro ragazzo,
una persona più calma, forse un tipo più adatto, ma probabilmente un po’ troppo
serio per mettersi davvero con lei. Di sicuro proprio per questo era seguito un
lungo periodo in cui quasi esclusivamente le amicizie femminili per Anna
sembrava avessero preso un’importanza maggiore, in quanto i ragazzi le parevano
in genere troppo distanti, persi spesso dietro cose per lei incomprensibili.
Quando smise di guardarsi allo
specchio lo fece per una specie di strana ripulsa: in fondo decise soltanto che
non c’era poi niente di veramente importante in quell’immagine sempre un po’
statica. Aveva bisogno di scavare dentro se stessa, questo era il suo proposito
da ora in avanti, e comprendere appieno che cosa desiderasse davvero, così come
iniziare a studiare i gesti e le espressioni degli altri piuttosto che i propri
capelli o il suo viso. Poi arrivò Corrado, inaspettatamente, e niente in
sostanza fu più come prima; neppure per lui.
Bruno Magnolfi
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