mercoledì 1 marzo 2017

Poche parole.

            

Generalmente, di sua spontanea volontà, lei non dice quasi niente; persino quando le viene rivolta direttamente qualche domanda su degli argomenti anche generici e poco impegnativi, lei si limita a sorridere e ad abbassare lo sguardo, per poi magari cambiare appena un po’ la propria espressione, quel tanto che basta per dar mostra agli altri che è vigile, comprende bene le cose, pur nelle sue condizioni; e dopo basta, senza minimamente provare neanche a rispondere a chicchessia. Spesso, quando le giornate in quella dimora sembrano addirittura infinite, si siede nella sala della refezione, osserva con attenzione le sue mani, finge di essere forse attratta da qualcuno che magari sta parlando proprio in quell’attimo, come se dovesse prendere anche lei una posizione precisa su chissà quale argomento, ma infine volge altrove il suo sguardo, mostrando al contrario che è assolutamente disinteressata di tutto, come se niente là dentro la riguardasse.
Certe volte, seduta ad uno dei tavolini immancabilmente da sola, lei sfoglia una rivista o un giornale leggendo i titoli qua e là, proprio come si trovasse semplicemente in una sala d’attesa per le visite mediche. Gli altri ovviamente restituiscono verso la sua persona una certa diffidenza, e se proprio non è necessario comportarsi diversamente, fingono addirittura di non vederla neanche. Ma quando arriva sua figlia a farle una visita, in genere verso la fine della settimana, le cose cambiano radicalmente. Una persona forse timida, quella ragazza che mostra una notevole differenza di età da sua mamma: normalmente si fa vedere all’istituto da sola, vestita in modo ordinario ma non senza cura, e si muove come cercando di non apparire una che viene da fuori. Sorride a tutti, va vicino a sua madre, le tocca un braccio con gentilezza, poi si siede con lei.
Improvvisamente lei si mostra loquace, parla con disinvoltura di tutti gli argomenti che richiedono la propria opinione, e certe volte si guarda attorno mostrandosi serena a chi le sta passando vicino. La ragazza si mette comoda sulla sua sedia, probabilmente dice alla mamma tutte le cose che le passano dentro la testa, aggiornandola con naturalezza su quanto le sia accaduto in quegli ultimi giorni. Esco con un ragazzo, le dice però questa volta, e la madre si indurisce, si ferma un momento, poi la guarda con un accenno di severità. Non c'è niente di male, cerca di rassicurarla la figlia; cerchiamo soltanto di conoscerci meglio, almeno per adesso, per il resto non c'è alcuna fretta. Si, dice la mamma dopo un lungo sospiro; sono contenta. Tu sei una brava ragazza, farai le cose che servono, senza strafare, e tutto si aggiusterà poco per volta.
Ma poi passa il tempo e la figlia non si fa più vedere. Sono diverse le settimane in cui lei rimane praticamente da sola, spersa in quella residenza protetta, in qualche angolo a meditare il medesimo comportamento di sempre, senza chiedere nulla a nessuno. Quando infine arriva la figlia, dopo quasi un mese da quell'ultima volta, si sofferma in fondo alla sala e fa vedere a tutti che non è venuta da sola: c’è un tizio con lei, un tipo che sembra subito quasi scocciato di quella visita che forse immagina soltanto doverosa. Si siedono, si presentano, lei appare subito come senza argomenti. La figlia dice che hanno deciso di andare ad abitare insieme tra qualche settimana, che si vogliono bene, e poco per volta vorrebbero formare una loro famiglia. La mamma guarda ambedue, accenna un’espressione curiosa, non chiara, e alla fine dice soltanto: brava, mi fa piacere; la solitudine dei sentimenti è quanto di peggio si debba accettare, spero che le cose per voi vadano esattamente così, proprio come le state progettando.


Bruno Magnolfi

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