mercoledì 8 marzo 2017

Come rompere tutto.

       

Troppi problemi, fa lui, sorridendo con ambiguità. Lei lo guarda un momento, riprende a muoversi dentro la stanza come per occuparsi di qualcosa che le tenga impegnate le mani, ma alla fine decide di spostare appena un soprammobile, come sperando di dare a quel grosso posacenere una migliore collocazione. Sto ancora aspettando, gli fa; sono in attesa che tu dica qualcosa di più chiaro, spiega lei alla fine senza neanche guardarlo, ferma di fianco come fosse davvero in attesa di una spiegazione migliore e più esauriente. Lui allora si alza dalla poltrona, forse vorrebbe semplicemente accendere la televisione e dar termine a quel dialogo per suo parere forse privo di senso e prospettive, ma invece si trattiene, pensa solo a quando avrà finalmente superato quell'ostacolo dei chiarimenti chiesti da lei, ed una volta spiegatole ciò che in sostanza lei probabilmente vorrebbe sentirsi dire, magari dilatando e ingigantendo un po’ le proprie parole, pensa che la faccenda sarà subito a posto, ben sistemata. Insomma, sbotta al contrario, con un'espressione adesso inequivocabile: sto quasi soffocando sotto ai tuoi modi sempre più possessivi, che non lasciano mai aria per respirare. Va a chiudere la frase con enfasi calante, quasi ascoltasse per la prima volta quelle parole lui stesso, e forse ne comprendesse il significato esatto soltanto in quel preciso momento. Lei adesso resta immobile e lo guarda: la sua espressione è quasi una reazione di sfida, ma anche di sorpresa; forse non si sarebbe mai aspettata un giudizio del genere, e in ogni caso ritiene quelle parole assolutamente inadatte a descrivere le maniere e i comportamenti che ha sempre usato di norma nei suoi confronti.
Forse vorresti da me un atteggiamento più indifferente, fa lei alla fine con voce sprezzante ed una sottile dose di ironia. Lui comprende subito di avere esagerato, perciò sarebbe quasi tentato di spostare magari l'attenzione su altri argomenti, o forse smorzare il senso delle proprie parole con un atteggiamento improvvisamente del tutto mansueto ed intimista, ma alla fine riesce soltanto a rimanere in silenzio, confermando e dando ancora più valore, pur non volendo mostrare ripensamenti, a ciò che ha appena finito di spiegare. Lei torna a spostare di nuovo quello stesso soprammobile, una grossa e pesante ciotola di vetro dai colori screziati, voltandola di mezzo giro e mettendone così in bella mostra la parte che fino adesso era rimasta nascosta. Lui si sente improvvisamente nervoso, vorrebbe quasi dire qualcosa di più e di diverso, anche se è evidente come i secondi e i minuti che trascorrono quasi per inerzia, gli lasciano desiderare sempre di più che sia proprio lei a rompere quel silenzio pesante.
Lei invece va verso il tavolo, si siede, guarda qualcosa senza importanza. Lui sa che in casi come questo potrebbe persino mettersi a piangere, anche se in fondo in tutti quegli anni non è capitato quasi mai, ma riflettendo per bene pensa adesso che sarebbe quasi la soluzione migliore per trovare la possibilità di chiederle scusa e sistemare al meglio le cose. Va bene, dice lei invece alla fine, e con ciò si alza ed esce da quella stanza. Lui attende qualche momento, poi accende la televisione abbassandone subito l’audio fino al minimo, ed infine si accosta con le spalle alla finestra mentre fa scorrere con il telecomando diversi canali.
Lei torna, sembra non abbia assolutamente niente da replicare e la sua espressione appare adesso quasi distaccata, come avesse già digerito il giudizio di lui, e stesse solo cercando la maniera per andare oltre. Si accende una sigaretta, gira per la stanza senza mai guardarlo, e lascia che quel silenzio smorzato soltanto dal leggero sottofondo televisivo si spanda in aria esattamente come il fumo dalla sua bocca. Poi si avvicina al posacenere, scuote all’interno la sua sigaretta e infine la schiaccia con un gesto deciso, prendendo a quel punto con ambedue le mani quel soprammobile e scaraventandolo a terra. Qualcosa si rompe, certe volte, dice poi con grande fermezza.


Bruno Magnolfi

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