Come per una qualsiasi abitudine, lei si osserva sempre
le mani prima di uscire da casa. Le sfrega ancora una volta dolcemente una con
l'altra, apprezzando il velo sottile della crema che usa ogni giorno ancora
rimasta sopra la pelle, un prodotto che ne combatte la secchezza e che risulta
anche adatto per ammorbidire e rendere meno visibili quelle piccole rughe sui
dorsi; poi riavvia con la spazzola i suoi capelli già pettinati con cura, ed
infine sentendosi confortata da un ultimo sguardo dentro lo specchio che le
restituisce l'immagine di donna che lei si sente di essere, è pronta ad uscire.
Poi prende il solito giaccone invernale ed una piccola sciarpa dai colori
intonati col resto, e mentre indossa questi due capi con attenzione torna di
nuovo ad osservarsi le mani, come se quello fosse ancora l'elemento meno
adeguato di tutto ciò che normalmente pensa ed accetta di sé. Alza le spalle
alla vista di quelle dita così bianche e un po’ raggrinzite, e pur non contenta
di quella visione, spalanca lentamente la porta ed esce di casa.
Forse il colore dello smalto sulle mie unghie è un po’
troppo vistoso per non mettere in grande evidenza anche tutte le mani, pensa
mentre scende le scale; ma in fondo è quello che mi piace di più, riflette con
convinzione, così intenso e definito come risulta; ed anche se forse proverò
nei prossimi giorni una tonalità meno marcata, per il momento sento che questo colore
è quello che maggiormente si avvicina ai miei gusti. Con il suo passo ritmato
arriva fino alla fermata dell’autobus che giunge fortunatamente dopo appena un
minuto, e dopo il breve tragitto percorso quando ne scende va a rallentare
soltanto trovandosi vicina al caffè dove sa di essere attesa. Lui gentilmente
si alza alla sua vista, sorride, l’aiuta a togliere il giaccone salutandola con
delicato calore, e poi la invita a sistemarsi al suo tavolo, come ogni pochi
giorni succede da circa un anno.
Arriva un cameriere che prende le ordinazioni e poi si
ritira, lei si schernisce per qualcosa che lui sta dicendo, infine si guarda un
po’ attorno, senza insistenza, come se non conoscesse il locale. Il cameriere
dietro al bancone scuote la testa parlando di qualcosa con un suo collega, lei
con la coda dell’occhio lo vede, così quasi per un automatismo torna a
guardarsi le mani, che subito tenta di nascondere, rattrappendole in parte
dentro le maniche, e cercando di muoverle il meno possibile. Arriva il caffè e
la tisana, accompagnati da qualche pasticcino, e lui, di fronte al lieve vapore
che emanano le loro bevande, mette sul tavolo un piccolo regalo, un pensierino
che sottolinea quanto ci tenga al loro rapporto.
Lei indossa subito l’anello con gioia, ma tornando
evidenti in un attimo quelle sue dita ossute e poco eleganti, cerca subito di parlare
di qualcosa che almeno disorienti lo sguardo di lui. Però si sente felice,
appare con ogni evidenza, tanto che sente ammorbidirsi lo sguardo, come per un
accesso di commozione, anche se poi prende un sorso della sua tisana e cerca di
mettere velocemente ogni debolezza alle spalle. Sa che quell’anello è estremamente
importante per tutti e due, sa quanto assuma valore quel gesto, molto più che
tante parole, anche se ciò che le dispiace di più è non poter avere le mani più
adatte ad indossare un pensiero del genere.
Lui si schernisce, si guardano a fondo negli occhi,
sorseggiano le loro bevande e sorridono vicendevolmente di qualcosa che provano
ambedue con ogni evidenza. Poi decidono nel giro di pochi minuti di uscire da
quel locale, e magari andarsene da qualche altra parte; così lui paga le
consumazioni al solito cameriere, lei torna ad indossare il giaccone, ed infine
si avviano fuori, sul marciapiede, ma considerato che la stagione è ancora
invernale e non fa molto caldo, lei volentieri tira fuori dalla borsa dei
guanti che ha sempre con sé, ed adesso velocemente li infila sopra le
mani.
Bruno Magnolfi
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