venerdì 27 gennaio 2017

Uscite domenicali.

                  

Ciao mamma, dice il ragazzo rientrando dai suoi soliti giri pomeridiani per tutto quel quartiere. Lei si affaccia per un attimo alla porta di cucina, evidentemente impegnata a sfornellare qualcosa, lo guarda subito con severità, poi sentenzia: vai in bagno a lavarti le mani, come se bastasse solo quello a togliere almeno dalla propria mente tutto ciò che suo figlio ha potuto fare fino a poco prima. Lui fischia un motivetto, gira per le stanze, accende la televisione appoggiata su un mobile basso del salotto-ingresso. Lei, con il solito grembiule dai colori stinti addosso, si siede sul bracciolo di una poltroncina. Dove sei stato, chiede a bassa voce mentre osserva senza interesse lo schermo acceso di fronte a sé. Dietro di lei il ragazzo è già passato dalla cucina per servirsi di un pezzo di pane strappato con le mani e di un tubetto di salsa al pomodoro già iniziato. In giro, le fa, senza neanche guardarla direttamente.
Suona il telefono, è un’amica della donna: lei ride, scambia qualche battuta con l’altra, si danno appuntamento per qualche cosa, dopo aver affrontato diversi argomenti frivoli, e infine viene chiusa la comunicazione. La mamma riprende la sua espressione seria mentre torna in cucina. Il ragazzo tira fuori un libro ed un quaderno, tanto per far vedere che non dimentica i suoi compiti scolastici, ma lei poco dopo gli va dietro le spalle per dare un’occhiata a quello che sta facendo. Compito di matematica domani, dichiara lui senza girarsi. Se riesci a non alzarti dal libro fino all’ora di cena ti cucino le frittelle, fa lei. Dai, dice lui, è cosa fatta, puoi iniziare a prepararle, allora.
Lei lo lascia a quei suoi impegni con un debole sorriso, ma prima che rirsca ad uscire dalla stanza lui le dice a bruciapelo: domenica, anche se è il suo giorno, non ci vorrei andare da papà. La mamma torna indietro, si volta verso il ragazzo, dice: ma lo sai che tuo papà ci tiene. Mi sono stufato, fa lui, vuole sempre andare a vedere la partita, e a me non frega niente del calcio. Bé, potresti fare un sacrificio e accontentarlo comunque, dice lei con un filo leggero di soddisfazione. Lo so, ma non mi trovo, cerca sempre di fare la persona che ha capito tutto, ed ogni cosa che mi dice sembra sempre una lezione di vita vissuta, una noia mortale, insomma. Non devi stare con lui per chissà quanto tempo, fa lei, basta appena un giorno ogni tanto, non ci trovo niente di difficile, e poi devi considerare che ognuno ha il suo carattere, dobbiamo cercare tutti di essere magnanimi e sopportare gli altri almeno qualche volta.
Però tu non lo hai sopportato, dice il ragazzo dopo una pausa. Lei, punta sul vivo, lo guarda con durezza, poi fa: per me è diverso, stare insieme per noi era una scelta almeno all’inizio; poi quando ci siamo accorti che non riuscivamo più a sentirci bene l'uno con l'altra, abbiamo tratto le nostre conclusioni. Ecco, fa lui, per me è un po’ la stessa cosa, e poi domenica vorrei uscire insieme a te e portarti in giro a passeggiare, se è una giornata di sole e come si deve. Va bene, fa lei, ci penserò sopra, più tardi decideremo come sistemare la faccenda. Adesso studia.
Trascorre mezz'ora, il ragazzo ricomincia a girellare per casa, poi va in cucina. Hai già finito immagino, dice la mamma. Più o meno, fa lui; allora hai già pensato cosa dirgli per domenica a papà? Senti, fa lei, se vuoi rimandare devi alzare il telefono e dirglielo così, senza stare tanto a girarci attorno. Va bene, dice il ragazzo, fai pure il numero che poi ci parlo. La donna prende l’apparecchio, compone il numero, poi passa a suo figlio il ricevitore. Avrei un impegno per domenica, gli dice subito a suo padre dopo i saluti: roba di ragazzi e di ragazze, ti dispiace se rimandiamo? Va bene, dice il padre, e dopo qualche altra parola chiudono la conversazione. A posto, dice lui alla mamma, così domenica posso andarmene in giro coi miei amici. Ma non dovevi portare in giro me?, dice la mamma. Certo, ma a te ti vedo tutti i giorni, mentre con questi ragazzi succede solo di rado.


Bruno Magnolfi

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