mercoledì 24 agosto 2016

Probabilmente.



Mamma, dice il ragazzo con insistenza; devo andare, mi stanno aspettando i miei amici con le loro biciclette. Va bene, fa la donna, però mi sembra che tu abbia tralasciato qualcosa di particolarmente importante. Lui si guarda attorno, rientra per un attimo nella sua cameretta, poi quando si riaffaccia nel loro soggiorno con il piccolo zaino sulle spalle, si accorge che qualcosa appare improvvisamente cambiato, anche se non riesce a capire di che cosa effettivamente si possa trattare: la mamma in questo momento è seduta, indifferente, come fosse già rimasta nella stanza e nella loro casa esattamente da sola. Lui pensa subito di avere combinato forse qualcosa di riprovevole, magari senza essersene neppure reso conto, qualcosa di cui adesso probabilmente dovrà accettare la solita bella sgridata, ma la mamma davanti a lui prende improvvisamente una rivista illustrata da sopra il tavolino, proprio come se suo figlio non esistesse, ed inizia con calma a sfogliarla, senza volgere un solo sguardo verso di lui.
Il ragazzo è vagamente stupito, però si siede in silenzio, in attesa di almeno una parola di chiarimento, e forse vorrebbe addirittura dire lui qualche cosa a sua difesa, ma invece poi decide di attendere, in un completo silenzio, senza mettersi in mezzo. Lei non lo guarda, lascia che lui faccia e pensi ciò che desidera, prosegue a leggere e a sfogliare ancora per un po', persino senza mostrare grande interesse, ed infine si alza per spostarsi tranquillamente nella stanza più vicina. Il ragazzo decide di restare in attesa, qualcosa dovrà pur succedere, immagina, gli amici probabilmente lo aspetteranno, oppure anche se anche si mettessero in giro da soli per il quartiere, senza di lui, tutto questo non avrebbe alcuna importanza rispetto a quanto forse sta per accadere: la comprensione delle cose adesso gli appare superiore a qualsiasi altra cosa.
La mamma accende la radio a basso volume, poi va diretta in cucina e si versa qualcosa di fresco da bere. Volevi dirmi qualcosa?, fa allora il ragazzo timidamente, con un tono di voce appena sufficiente per essere compreso. Lei beve un sorso dal suo bicchiere guardando fuori dalla finestra della stanza, e forse addirittura canticchia tra sé qualcosa che la radio sta trasmettendo. Lui si alza, le va incontro di un passo o anche due: sono qui, dice; mamma, perché non mi guardi? Lei prende il telefono, cerca un numero nella memoria dell'apparecchio, poi lo seleziona. Risponde sua sorella, e dopo i saluti la conversazione sembra leggera, niente di importante o di impellente da dirsi. Sono da sola, dice la mamma alla zia, ed il ragazzo all'improvviso si sente completamente disorientato. Si guarda le braccia, i piedi, poi cerca in tutti i modi di intercettare il suo sguardo, senza minimamente riuscirci. D'accordo, dice lei nel telefono: mi basta solo cambiarmi l'abito e in un quarto d'ora ti raggiungo. Il ragazzo la guarda camminare un paio di volte lungo il corridoio, e poi entrare rapidamente in camera da letto. Quando infine ripassa dal loro soggiorno è vestita con un abito chiaro, ed uno scialle appena vagamente elegante. Va diretta alla porta, la apre, ed il ragazzo impotente sente forte dentro di sé la voglia di iniziare a piangere, a disperarsi, ma lei si volta improvvisamente verso di lui, e lo guarda diritto con un leggero sorriso sopra le labbra: non preoccuparti per me, gli dice adesso con tutta la calma del mondo; tra non molto tornerò, e quando sarò di nuovo a casa, tutto sarà esattamente come è sempre stato; probabilmente.


Bruno Magnolfi

Nessun commento:

Posta un commento