domenica 7 febbraio 2016

Anonimo avversario.

         

            Fuori dalla macchina, sulla piazzola sterrata lungo la strada provinciale, c’è soltanto il buio della tarda serata e qualche albero spelacchiato intorno, poi più niente. Alberto inizialmente si è fermato un attimo, giusto qualche minuto per ascoltare il silenzio della serata a motore spento e fumarsi una delle sue sigarette in santa pace. Ma la sua auto subito dopo non ne ha voluto più sapere di rimettersi in moto, e dopo aver fatto parecchi tentativi lui adesso sta iniziando a pensare di non avere altra scelta che scendere da lì ed arrivare a piedi almeno fino alle prime case del paese, distanti almeno qualche chilometro, visto che a quell’ora lungo quella via, già normalmente poco frequentata, non sembra passare proprio più nessuno.
            Ma all’improvviso il rombo di un motore sembra come sortire dal buio, i fari di un mezzo stradale scintillano sulle ultime curve, Alberto scende dalla sua auto e si fa subito vedere quasi nel mezzo della carreggiata. Rallenta un furgoncino, senza insistere troppo sui freni a dire il vero, ma alla fine arriva a fermarsi a pochi passi da lui, e qualcuno dall'interno forse abbassa leggermente il finestrino, restando però lì immobile, come in attesa. Scusi, dice Alberto avvicinandosi di un passo e con una certa circospezione, ma proprio in quel momento il furgoncino si rimette in moto e quasi se ne va, visto che finisce col fermarsi appena dopo venti o trenta metri.
            Alberto non sa cosa pensare, guarda le luci di posizione sul retro del mezzo, tenta di comprendere meglio di quale marca e modello possa essere, cerca anche di memorizzarne la targa, ma c’è un numero dentro quel codice che gli rimane del tutto ambiguo, come un segno del tutto diverso da quelli normalmente in uso, forse solo perché coperto da uno schizzo di fango. Torna alla sua auto senza chiedere più niente, rientra, adesso gli appare tutto un po' troppo stravagante, visto che là fuori c'è qualcuno che deve'essere senza dubbio un tipo strano, forse anche pericoloso, e lui non può neppure muoversi da dove si trova. Inizia così a sentirsi esposto a chissà cosa, e stasera essersi dimenticato a casa il suo telefono cellulare di certo non è stata una mossa favorevole.
Dopo un bel pezzo in cui continua a spiare la situazione in cui si trova, quel furgoncino innesta la marcia, riprende la sua strada e sembra proprio andarsene, ma Alberto non si fida e aspetta diversi minuti prima di decidersi ad uscire dall'abitacolo. Poco dopo difatti due fari lentamente si riavvicinano, ma lui si sente stufo della faccenda, ed adesso è deciso ad affrontare il tizio, chiunque sia, che pare voglia divertirsi a prenderlo un po' in giro. Così sta fermo mentre aspetta che si avvicini quel furgone, ma il mezzo all'improvviso si ferma, a venti o trenta metri da lui, proprio come prima, adesso abbagliandolo con i fari accesi. Lui gli va incontro, in fondo ha solo da chiedergli un aiuto generico, niente di particolare, ma ad un tratto è preso da un forte brivido, e torna a fermarsi. Dal furgoncino non giunge alcun segno di vita, se non quel motore che gira al minimo e quei maledetti fanali abbaglianti che non permettono ad Alberto di vedere quasi niente.
Urla forte allora: per favore, ho bisogno di un aiuto, magari di un passaggio fino al primo posto pubblico, ma non riceve alcuna risposta. Alberto resta fermo, gli viene voglia di raccattare un sasso dal margine e scagliarlo con tutte le sue forze contro quel maledetto furgoncino, ma non lo fa. L’altro mezzo invece innesta la retromarcia, inverte la direzione e se ne va di nuovo. Lui si fruga in tasca, poi torna alla sua auto deciso a chiudere le portiere ed avviarsi a piedi verso il primo luogo utile che riuscirà a trovare, così prende la sua borsa, raccoglie tutte le sue cose, ed al momento di staccare le chiavi dal cruscotto prova, per un’ennesima volta, a far girare quel maledettissimo motore, che adesso naturalmente si avvia senza problemi.


Bruno Magnolfi

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