domenica 27 dicembre 2015

Soli un momento.

      

Giusi assume sempre un'espressione severa quando viene osservata da qualcuno un po’ troppo a lungo. Non che le dispiaccia particolarmente essere guardata da qualche curioso, però certe volte vorrebbe essere più trasparente persino di quei colori pastello sfumato con cui normalmente trucca il suo viso. Soprattutto le dispiace che venga presa per una ragazza superficiale, una di quelle persone che senza neppure pensarci risponde come niente ad una semplice occhiata. Perciò spesso quando si mette seduta al solito caffè in attesa che arrivino le sue amiche, tira sempre fuori un libro dalla sua borsa, lo apre fino al segno, e ne legge ad intervalli almeno qualche pagina.
Giusi in fondo adora starsene da sola in mezzo alla gente, per questo giunge lì sempre molto in anticipo, ed in questi casi si muove lentamente come non avesse alcun interesse preciso, lasciando sempre che tutti gli altri parlino tra loro, senza mai interferire, come se lei non ci fosse nemmeno. Se qualcuno le dice qualcosa, si limita a sorridere, poi subito ritorna al suo libro. Arriva lì prima delle sue amiche proprio per avere il tempo come di formare nel locale una sua piccola nicchia di appartenenza, un proprio piccolo spazio da dove, quasi non vista, osservare e sentire tutto ciò da cui è circondata. Fa parte del suo carattere, forse un semplice lato della sua insicurezza. 
Un ragazzone però fa cadere qualcosa vicino a lei: potrebbe essere una tecnica di approccio, pensa Giusi guardandosi un attimo attorno. Ma il tizio vicino sembra non curarsi affatto di lei, così come del suo libro e di quel quaderno a terra ora aperto, zeppo di minuta calligrafia, che gli è appena scivolato dal tavolo. Lei lo raccoglie con calma, quindi gli sfiora un braccio, e gli dice soltanto: è caduto. Il ragazzo si volta, la guarda, prende con modi gentili il quaderno, ringrazia con un sorriso leggero, ma senza aggiungere altro torna a sistemarsi nella stessa posizione di prima. Poi però apre il quaderno, e sembra subito appuntare qualcosa con un semplice lapis, quasi come per fissare una nota che la riguardi, oppure per definire in qualche maniera quel gesto carino che lei ha appena compiuto.
Giusi torna al suo libro, ma non si sente tranquilla. Di nascosto osserva il ragazzo, vorrebbe chiedergli persino qualcosa, ma non può andare così apertamente in contrasto con le proprie abitudini. Infine appoggia il suo libro, prende un sorso della bibita che le ha servito da poco il cameriere, e vede fuori dalla vetrina le sue amiche mentre stanno chiassosamente arrivando. Nello sesso momento il ragazzo si volta, la guarda un momento, sembra proprio abbia finito di scrivere sul suo quaderno, ma inaspettatamente strappa la pagina, la piega in due parti e la consegna nelle sue mani. Arrivano le altre ragazze, lei si alza, saluta le amiche, scambia con loro qualche battuta e quando torna a sedersi il ragazzone di prima non c’è, si è alzato da quel tavolo accanto, e sta uscendo frettolosamente dal bar.
Giusi si alza anche lei, va verso il bancone, si accosta ad un angolo per starsene un attimo sola, ed apre quel foglio che è rimasto fino adesso nelle sue mani. Aiuto, dice la carta, sto vivendo un momento di disperazione. Lei alza gli occhi, vede il ragazzo di prima fermo da solo fuori di vetri di quel locale. Torna al tavolino delle sue amiche, si siede, dice che non si sente benissimo, forse ha soltanto bisogno di aria, così torna ad alzarsi, si dirige all’uscita e si ferma proprio sul marciapiede di fronte al locale, davanti a lui. Scusa, le dice subito il ragazzone di prima; ho pensato che non ci sarebbe stata altra maniera che questa, per poter stare da solo con te, almeno un momento.


Bruno Magnolfi

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