venerdì 16 ottobre 2015

Voglia di niente.

            

Camminano piano lungo la strada poco frequentata di quel quartiere. Dicono che prossimamente non ci saranno variazioni. Ridono, quando uno di loro riesce ad essere in qualche modo ironico, ma in fondo provano un senso leggero di amarezza, consapevoli dello stallo che si è creato. Poi si fermano, si guardano di sfuggita, accendono delle sigarette, scherzano, però intanto non sanno neppure di preciso verso dove dirigersi.
Uno cerca con calma di spiegare il proprio punto di vista su qualcosa, ma viene subito interrotto con qualche battuta, e lui così non riesce a tirare nemmeno le conclusioni che aveva nella mente, mentre il suo argomentare si spenge. Non importa, pensano tutti, siamo comunque d’accordo, non c’è neppure bisogno di dirselo.
Quando riprendono a camminare qualcuno ha già voglia di tornarsene indietro. Via, arriviamo fino alle panchine, dice lei. Così vanno avanti e si trascinano per qualche altra decina di metri, fino a sedersi. Sarebbe bello adesso parlare di qualcosa di importante, pensa qualcuno di loro. Ma a nessuno viene a mente un qualsiasi argomento che ne valga davvero la pena, perciò proseguono a dirsi le solite cose e nient’altro.
Lei tenta di avere uno spunto di entusiasmo: dice che ci sarebbe da andare al cinema, una delle sere a venire, ha letto qualcosa di una pellicola che merita. Tutti sono d'accordo, persino chi resta in silenzio, ed uno dice che se volessero potrebbero addirittura andarci in quello stesso pomeriggio. Non ci sono i soldi per tutti, questo è il punto, ma si rovesciano le tasche e tramite una rete di prestiti si raggiunge la cifra. C'è da prendere il tram, si fa presente, e così tutti si alzano, anche se un po’ svogliatamente, e si avviano a raggiungere la vicina fermata.
Uno però spiega che non ci sta, che se ne va a casa, non ha voglia di cinema, e aggiunge che ha comunque qualcos'altro da fare, senza spiegare che cosa. Altri due bofonchiano qualcosa di simile, e alla fine restano soltanto in tre a raggiungere la fermata del tram. Lei dice a questo punto che forse potrebbero persino rimandare, e anche gli altri in fondo sembrano d'accordo. Così si infilano in un baretto lì accanto, si prendono una birra per uno e si sistemano ad un tavolino.
Sono stanca, dice lei, non si combina mai niente, ci trasciniamo in giro senza avere ogni volta nemmeno un'idea nella testa. E’ vero dice un altro, ma non è colpa nostra se per noi non ci sono delle vere possibilità. Da domani comunque io provo a cambiare, fa il terzo: non ci vuole poi molto, basta volerlo. Continuano a bere e a starsene lì per una buona mezz'ora, infine quando escono, la sera si è già fatta avanti, e praticamente è quasi l'ora per darsi i saluti.
Non te la pigliare, dicono a lei gli altri due: cosa vuoi pretendere da questo buco di città dove ci ritroviamo; tutto scorre in mezzo ad una normalità sconcertante, anche soltanto per questo andarcene in giro come facciamo c’è di sicuro chi ha da ridire qualcosa. Non cambierà mai nulla, bisogna convincersi, tanto vale che almeno noi evitiamo di farci influenzare da questo andazzo. Poi restano tutti in silenzio, arrivano presto ad un angolo e senza aggiungere nulla si salutano con la testa bassa e senza grande enfasi.
Lei, rimasta da sola, preme il pulsante dell’ascensore del suo palazzo: sono soltanto tre piani di scale, pensa con calma; ma stasera non ho proprio voglia di farmeli a piedi.

Bruno Magnolfi 


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